giovedì 18 marzo 2010

La primavera è iniziata


Ce ne siamo resi conto tutti, ormai l'inverno è stato archiviato! Si lo so, farà ancora freddo e ci saranno giornate con temperature basse al mattino presto, ma la stagione primaverile si sta facendo spazio ed anche le persone meno attente, se ne sono accorte.
Lunedì scorso, io ed Alessandro siamo stati in apiario a portare "la pappa" alle nostre api (ovvero il candito), e dalla postazione ho notato il mandorlo in fiore. Infatti, dove di solito parcheggio la macchina durante le visite agli alveari, e dove si vanno a posare gli sciami, si trova un piccolo mandorlo che si è fatto scaldare dai raggi del sole ed ha fatto uscire i primi fiori e sviluppare le gemme.
La fioritura del mandorlo è il secondo segnale che dà l'inizio alla bella stagione (vi ricordo che il primo è il nocciolo in febbraio), e da questo momento in poi le api cominciano a lavorare sempre di più per rinforzare le scorte di polline,per nutrire le giovani api ed aumentando velocemente di numero all'interno dell'alveare.
La crescita della famiglia deve essere naturalmente controllata dall'apicoltore, osservando il numero di favi di covata e di scorte, e nel caso in cui ci siano famiglie deboli, si deve provvedere a rinforzarle prelevando api e scorte da quelle più forti: in sostanza si effettua il bilanciamento delle famiglie.
Abbiamo trovato i nostri imenotteri piuttosto in forma, merito della nutrizione liquida dell'autunno scorso e di quella solida degli ultimi mesi, ma anche dei trattamenti anti varroa che hanno alleviato le sofferenze delle nostre amiche volanti da un fastidioso parassita come la Varroa Destructor.
Per chi non la conoscesse la Varroa, è un parassita che si attacca al corpo dell'ape e ne succhia l'emolinfa, procurando un indebolimento dell'ape e la trasmissione di virus che danneggiano le api. Uno di questi è il "virus delle ali deformi", che secondo studi di molti centri di ricerca, si trasmette con la Varroa e produce deformità alle api che non riescono a volare e quindi collaborare alla vita dell'alveare.
Tornando al lavoro dell'apicoltore, per adesso non c'è ancora molto da fare, e le operazioni sono prevalentemente per sistemare e preparare nuove arnie (il restauro delle vecchie arnie è uno degli hobby invernali più impegnativi), migliorare e sistemare l'apiario, magari tagliando qualche pianta fastidiosa e le erbacce infestanti come i rovi, oppure preparare i telaini nuovi inserendo i fogli cerei.
L'operazione di sostituzione dei favi vecchi è infatti essenziale per mantenere salubre l'arnia, ed il ricambio della cera è un'operazione che deve essere fatta da ogni buon apicoltore. Non è ancora il momento però di aggiungere i fogli cerei, bisognerà infatti attendere la fioritura del tarassaco (terzo segnale della primavera) che dovrebbe avvenire tra la fine di marzo e l'inizio di aprile.
L'interposizione di un foglio cereo tra i telaini di covata durante il tarassaco, mette a disposizione delle api nuovo materiale da costruzione che verrà riempito di uova dalla regina, per procurare nuove api pronte a bottinare sull'acacia a fine aprile.
Ma non corriamo troppo, stiamo con le zampette per terra e non pensiamo all'acacia, bensì a goderci questo cambio di stagione e per chi, come me, si fosse preso tardi con le semine dei piselli, a darci dentro con la motozappa ed il concime per preparare il terreno per uno dei legumi (secondo me) più buoni da portare in tavola!
Per ora le notizie dall'alveare sono finite, ci sentiamo alla prossima...fioritura!

Alberto

giovedì 11 febbraio 2010

Che sia un'inverno da castigo?


Cari amici
è da qualche tempo che non vi scrivo dall'apiario, ma oggi pomeriggio sono riuscito a trovare un momento per aggiornarvi; sono a casa ammalato con l'influenza e quindi ne approfitto per fare tutti quei lavoretti che normalmente non si ha mai tempo di fare.
Quindi oltre che preparare la propoli e sistemare il materiale apistico riesco in queste giornate da malato ad aggiornare il blog cioè, il filo diretto tra le api e voi voraci consumatori di miele.
Apro con questa polare fotografia che ritrae alcune arnie dopo la nevicata abbondante del 30-31 gennaio scorso, durante la quale è caduto sui colli e sulla pianura circostante un elegante manto bianco.
Domenica 31 gennaio, al mattino, mi sono recato in apiario per portare il candito alle api; per chi non lo sapesse il candito è un alimento solido a base zuccherina per la nutrizione invernale delle famiglie e che garantisce la sopravvivenza quando fuori è molto freddo e ci sono poche scorte all'interno dell'arnia. Le api, disposte a glomere al centro dell'arnia, spesso non riescono neppure a raggiungere le abbondanti scorte poste lontane dalla zona più calda, pertanto l'apicoltore depone un sacchetto da circa 1 kg di candito sopra al foro del coprifavo. Lentamente, il calore generato dalle api scioglie e rende più appetitoso l'alimento e incominciano a consumare il prezioso aiuto, che traghetterà la famiglia fuori da questo momento di freddo intenso.
Al termine del mio lavoro ho fatto qualche fotografia nei paraggi, documentando la bellezza dei luoghi ricoperti dalla neve; ho risalito il monte Gemola fino all'ex monastero, affondando gli scarponi nella neve fresca, e percorso la mia passeggiata preferita che, quando ho tempo, percorro al termine delle visite in apiario.
Sperando che i noccioli tornino a fiorire e ad essere visitati dalle api, vi saluto e vi do' appuntamento alla prossima notizia dal mondo delle api.
Buon inverno a tutti.

Alberto Manfrin

lunedì 21 dicembre 2009

Buone Feste



Ciao miele-dipendenti

ieri siamo stati in apiario per vedere le nostre arnie, dopo le abbondanti nevicate di questi giorni: il paesaggio che si apriva davanti ai nostri occhi, mentre si procedeva in direzione del Monte Gemola, era veramente da fiaba. Sembrava di essere in Finlandia!
Le api ci hanno chiesto di salutare ed augurare buone feste a tutti gli amanti del loro prezioso lavoro, così abbiamo pensato di salutarvi con un messaggio e con questo bel biglietto d'auguri...

Buone Feste

Alberto ed Elisa

martedì 27 ottobre 2009

Analisi sensoriale

Nel precedente post, come avrete notato, mi sono sforzato di trovare dei termini per descrivere il nostro miele, attraverso le sensazioni ed i profumi che si liberano nel palato quando assaggio un po' di questo prezioso alimento.
La consuetudine ad assaporare le tre (talvolta quattro) tipologie di miele mi dona una certa sicurezza di analisi e mi permette di riconoscere e descrivere in modo egregio il miele che produciamo; ma se dovesse capitarmi tra le mani un miele prodotto in un altro posto, cosa potrei dire? Saprei riconoscerlo e scoprire eventuali difetti?
Forse no, non ho la conoscnza per poter giudicare obbiettivamente un miele, ma per rimediare a questo, noi dell'Apis Amica frequenteremo un corso di analisi sensoriale.
Il corso è stato organizzato da APA Pad, in collaborazione con COLDIRETTI e CRA-API, con il patrocinio del Comune di Este e permetterà a noi novelli assaggiatori di valutare e riconoscere alcuni mieli italiani e poter proporre interessanti abbinamenti con i formaggi della nostra zona.
Pertanto nei sabati del corso non ci troverete in apiario, ma sui banchi di scuola per imparare a fare sempre meglio il nostro lavoro ed essere sempre più competenti nell'analisi e degustazione del miele.
Il Corso potrà anche avere un seguito negli anni futuri, e potremmo anche permetterci di entrare un domani (chissà!) nell'albo nazionale degli assaggiatori di miele; ma forse corro troppo, ma intanto non vedo l'ora di incominciare questa interessante esperienza che mi farà sentire per un po' un sommelier del miele! Alla prossima, bzz, bzz....

Alberto ed Elisa

mercoledì 16 settembre 2009

I colori del Miele 2009


Qual'è il colore del miele? Di solito il miele viene valutato per il suo sapore e per gli aromi che si liberano quando ne assaggiamo un cucchiaio, ma il colore che riusciamo a percepire nel vasetto in controluce?
Che ne dite di fare questo esperimento: mettiamo dei vasetti di miele della produzione 2009 Apis Amica alla finestra e proviamo a valutare le diverse tonalità di colore assunte dai vasetti; cosa scopriamo?
L'inconfondibile Acacia, il miele dal color paglierino dall'aroma leggero e delicato di un confetto; il colore chiaro viene quindi associato ad un sapore tenue, che ricorda molto il dolce profumo del fiore d'acacia in primavera. Sapore dolce, sembra sciroppo di glucosio.
Il Tuttifiori con quel suo inconfondibile colore ambrato chiaro, con un pizzico di brio in più rispetto all'acacia, dovuto alla presenza di una grande moltitudine di fiori che donano preziose note di colore alla miscela creata dalle api (e dall'apicoltore). Il suo colore può variare di molto visto che ogni zona ha i suoi fiori, ma in generale si mantene molto equilibrato come nel gusto; molti lo usano per dolcificare senza alterare troppo il sapore delle tisane o del latte. Sapore dolce.
Il Castagno, la pianta generosa che dona frutti in autunno e nettare agli uomini, che si distingue per il miele color ambra scuro e tendente al rossastro; preannuncia al palato il suo retrogusto debolmente amaro, ricercato dagli intenditori e respinto dal pubblico meno attento.
Come si fa a non amare questo miele?
Il suo colore inconfondibile ed elegante invoglia ad aprire il vasetto, e se avviciniamo il naso avvertiremo subito quel suo profumo intenso, leggermente piccante che ricorda le infiorescenze estive della pianta.
Ed infine la melata di Metcalfa Pruinosa, insetto prezioso per gli apicoltori ma non per alcune piante, visto che si nutre della linfa. Le api raccolgono le scorie zuccherine che la metcalfa produce, e portano questo liquido molto ricco di sali minerali all'alveare per trasformarlo in melata. L'origine del prodotto è quindi diversa dal miele e non ha nulla a che vedere con i fiori! Il colore è scuro, tendente al nocciola e quasi bruno scuro; è molto denso e viscoso ed il suo sapore è tipicamente maltato e caramellato. Dona sensazione di caldo nel palato ed ha un sapore dolce (ma non troppo).
Ogni colore è un viaggio che il nostro occhio sa già distinguere, e ne trova la conferma nel palato. Non ci resta che scegliere il prodotto che più ci soddisfa, che più rappresenta il luogo in cui viviamo; pensate, nei Colli Euganei possiamo trovare questi mieli, oltre al tiglio, e forse un po' di corbezzolo.
Conoscere questi prodotti in fondo ci aiuta a conoscere un territorio che non è omogeneo e uniforme; ci regala panorami diversi solo girando attorno ad un monte, che come insegna il buon Antonio presenta a sud una vegetazione termofila di acacie e roverelle, mentre a nord il castagno (sempre che non ci troviamo in zona da macchia mediterranea tanto per essere precisi!)
Alla prossima, bzz, bzz...