lunedì 12 aprile 2010

Le api possono morire d'amore per un fiore


Le api possono morire d'amore per un fiore.
Le api possono morire d'amore.
Le api possono.
Così ci narra Maxence Fermine, autore del poetico libercolo "L'apicoltore", e posso assicurarvi che è vero!
Come, vi chiederete voi?
Ebbene, durante le fioriture importanti come quella dell'acacia (dovrebbe fiorire tra una decina di giorni) le api lavorano così intensamente sui fiori e fanno così tanti viaggi dall'arnia al pascolo che trascurano la propria salute e stremate muoiono!
Muoiono perché il loro obbiettivo è raccogliere più nettare e polline possibile; pensate che, mio zio Piero mi raccontava che vedeva nelle sere di maggio le api esauste dal lavoro incessante, riposare sui grappoli dell'acacia per poi raggiungere le arnie al mattino presto. Non è incredibile?
Dopo il lavoro della bottinatrice (deriva da "bottino"), se l'operaia sopravvive diventa guardiana ed è pronta a sacrificare la propria vita per la propria famiglia e sono guai, se un'ape di un'altra famiglia si avvicina! Vi chiederete a questo punto, che vita è quella di questo operoso insetto se, in età adulta lavora giorno e notte con il rischio di essere mangiato anche da qualche volatile e per ricompensa gli spetta una vecchiaia da soldato! Beh, posso solo dire che risposte precise non ce ne sono e proprio per questo ho deciso di vivere da vicino la vita di questi imenotteri, che sembra abbiano preso alla lettera le parole di Dio: "Andate e moltiplicatevi !".
Sì perché l'ape è l'unico insetto che sopravvive con la sua famiglia anche d'inverno e durante la primavera, mediante sciamatura origina una nuova famiglia a partire da quella originale.
In questi giorni incominciano i controlli della sciamatura, mediante ispezione dei favi per eliminare le celle reali, che daranno alla luce le nuove regine e quindi i nuovi sciami. Questa cruenta operazione va eseguita per salvaguardare la produzione di miele, che in caso di sciamatura viene interrotta perché viene a mancare metà della forza lavoro disponibile.
L'apicoltore molte volte lascia le celle reali per incentivare la sciamatura e creare così delle nuove famiglie che nell'anno successivo saranno ovviamente in grado di produrre miele in quantità.
Per quanto riguarda l'andamento di questa primavera, vi porto la foto di un'ape sul tarassaco scattata lunedì 5 aprile, a Valle San Giorgio di Baone, durante una passeggiata.
Tra poco il tarassaco darà posto all'acacia e così inizierà il vero lavoro!
Seguiteci con i nostri lavori, e se siete in zona venite a salutarci!
Bzz, bzz.

2 commenti:

  1. ciao alberto, mi chiamo federico e ho 19 anni. Ho visto il tuo blog e devo dire che mi piace.ho fatto un corso di apicultura un mese fa con due miei amici cosi x curisità . pochi gg ho trovato uno sciame nel mio orto li ho chiamati subito,dopo un po di lavoro siamo riusciti a tagliare il ramo con lo sciame e metterlo nell'arnia che x fortuna avevamo già comprato xkè avevamo deciso di mettere un arnia insieme e applicare quello che avevamo imparato al corso. Poi ci ha dato dei consigli il l'insegnante del corso. per ora tutto ok le api stanno costruendo sui telai è spettacolare !!!! spero che riusciamo a ricavare un po di miele quest'anno ciao

    RispondiElimina
  2. Ciao Fede, benvenuto tra gli apicoltori! Vedrai, che questa attività ti darà sempre nuove emozioni e molta felicità. A 10 anni dal mio primo sciame, sono ancora emozionato quando ne trovo uno su una pianta!
    Se hai bisogno puoi scrivermi all'indirizzo: apis.amica@libero.it
    Buona fortuna!
    Ci sentiamo presto.
    Alberto

    RispondiElimina