lunedì 20 settembre 2010

Castagno


Vorrei ricominciare a scrivere sul blog portando la fotografia del mitico castagno de "el Moro Polo", mitico guardiaboschi dell'area del Monte Venda, nei Colli Euganei.
Questa maestosa pianta si trova proprio vicino alla casetta dove abitò con la sua numerosa famiglia il mitico "Re del Venda", e come tutti i castagni dei Colli ci dona durante la fioritura, abbondante polline e nettare per le nostre api.
Questa settimana Io ed Alessandro ci metteremo al lavoro per mettere nei vasetti di vetro il miele di castagno e di millefiori, ah scusate, meglio dire "tuttifiori" come ci suggerisce Toni, e così rimpinguare le scorte invernali con il prezioso alimento.
Già, perché si pensa sempre all'autunno ed all'inverno come mesi freddi ed umidi, durante i quali ci si muove poco a causa del clima sfavorevole ed abbiamo quindi un desiderio ancestrale di fare scorta dei frutti estivi (di cui il miele e tutti i prodotti dell'alveare fanno parte) per garantire il benessere proprio e dei nostri cari parenti ed amici.
Naturalmente condivido pienamente questa filosofia, e il fare "scorta" soddisfa quel bisogno di sicurezza alimentare necessario per un buon "letargo". Non saremo certo come l'orso Dino che dopo la sua comparsa nelle nostre montagne, se ne è tornato in Slovenia, probabilmente alla ricerca di un rifugio, ma siamo sicuramente dipendenti anche da una questione economica che favorisce chi mette da parte la frutta in eccesso, producendo la marmellata.
Fare scorta di miele, magari in quantità potrà sicuramente garantire un favore sul prezzo del prodotto e può sicuramente scongiurare il pericolo di rimanere senza quando si devono combattere i malesseri tipicamente invernali come il mal di gola, la tosse e così via.
Non vi resta che contattare l'apicoltore più vicino a voi e fare scorta del miele del 2010, un anno che non è stato molto generoso per la quantità ma che lo è stato per la qualità.
Ora vado a controllare le arnie ed assicurarmi che anche le api abbiano le scorte sufficienti!

A presto

Alberto

domenica 2 maggio 2010

Benvenuta acacia, addio colza




Il momento più atteso è arrivato. L'acacia comincia a farci sentire i suoi preziosi effluvi; il profumo dei suoi fiori è quanto di più bello ci offre la primavera. I grappoli bianchi e profumati già da qualche giorno sono apparsi nei boschi, lungo le ferrovie, le strade e nelle campagne.
Le api quindi incominciano a lavorare su uno dei mieli più cari ai consumatori (e quindi anche agli apicoltori), forse un po' meno ai naturalisti che vedono la robinia pseudoacacia ancora come una pianta importata dalle americhe da Robin; pianta infestante che soffoca le piante autoctone come la roverella nei boschi collinari di tipo termofilo, ma che possiamo ormai considerare naturalizzata, visto che è presente ormai da qualche secolo in Europa.
Molto utile per il legno duro e resistente per i lavori in campagna (può essere utilizzata per farne pali di vario genere) ed è buona come legna da ardere d'inverno.
L'elevata capacità nettarifera determina una cospicua produzione di miele in tutto il nord Italia, con produzioni di elevatissima qualità in Piemonte.
Comunque anche sui Colli Euganei e nelle campagne circostanti si trova spesso la robinia e si produce un miele di elevata qualità.
Acacia che non va confusa con l'orniello o frassino minore, che in questo periodo produce anch'esso delle infiorescenze bianche e profumate che però non sono nettarifere.
Incomincia a fiorire la ginestra, nei terreni dove cresce questa rustica pianta dai fiori gialli e profumati; in questi giorni è infatti possibile incontrare macchie di ginestra nei terreni incolti o nelle cave dismesse, oppure proprio nell'apiario Apis AmicA, sul quale alcune ginestre hanno trovato un suolo di tipo "vulcanico" molto adatto.
Accompagnano queste righe alcune foto che vi serviranno per orientarvi tra le piante.
Le foto sono state scattate il 29 aprile.

Buona raccolta a tutte le api ed apicoltori!

sabato 24 aprile 2010

E' ora di mettere i melari?

L'Apis AmicA ha provveduto giovedì 22 aprile, a posizionare sopra le numerose arnie i melari per la raccolta del miele.
Cosa raccoglieranno in questi giorni? Quando fiorirà l'acacia? Che clima ci aspetta nei prossimi giorni?

Queste sono le domande che ogni apicoltore professionista ed hobbista si pone quando la primavera inizia a far rinverdire le piante, e che determinano un po' di preoccupazione sulla data precisa di collocamento dei melari.
Ma vediamo a che punto siamo con le fioriture e proviamo a fare alcune considerazioni.
In questi giorni le fioriture di colza si mostrano con il giallo intenso, tipico di questa stupenda pianta, che è visitata dalle api in quanto ricca di nettare e polline.
Per le api è un ottimo bottino per rimpolpare i favi vuoti di scorte e nutrire quindi le giovani api, ma la colza costituisce un problema per chi vuole raccogliere la preziosa acacia; se nei melari viene stoccata la colza ed in seguito l'acacia si rischia infatti di miscelare un miele delicato come quello di acacia con uno da profumo sgradevole che sa di "piedi sudati" (la colza) e quindi ottenere un miele dalle caratteristiche non perfette, e quindi meno gradito ai consumatori.
La colza inoltre determina una precoce cristallizzazione e quindi il miele risulta più difficile da lavorare e da estrarre dai favi, mediante la centrifugazione.
In sostanza, se mettiamo i melari molto tempo prima della fioritura delle robinie, rischiamo di far depositare alle api un po' di colza; per contro se ritardiamo con i melari si rischia di far perdere alle api qualche prezioso giorno di fioritura dell'infestante più cara agli apicoltori (l'acacia).

Davanti a questi interrogativi l'apicoltore sceglie sulla base della propria esperienza il momento migliore per la posa dei melari, e nel nostro caso l'esperienza ci ha insegnato che è meglio fare questa operazione qualche giorno prima per permettere alle api di prendere confidenza con il nuovo spazio posto sopra di loro (il melario) e di iniziare a pulire e preparare i favi al nuovo nettare (l'acacia).
E se qualche goccia di nettare di colza finisse negli alveoli, non butteremo di certo il prezioso lavoro delle api!
Tra poco comunque la colza terminerà la fioritura per lasciare posto all'acacia e quindi per le api inizierà il lavoro più atteso e delicato dell'anno.
A presto

Alberto

sabato 17 aprile 2010

Appunti dall'apiario

Ho concluso in questi giorni le visite agli alveari, per vedere a che punto sono le nostre api con lo sviluppo del nido e, per capire se sono attive e pronte per la raccolta dell'acacia.
Il foglio cereo che è stato inserito tra il 28 ed il 29 marzo scorso, quindi 17-18 giorni fa, è stato completamente costruito dalle famiglie più forti, mentre quelle deboli lo hanno costruito solo in parte.
La fioritura del tarassaco ha aiutato molto quest'operazione ed ora che i fiori non ci sono più, perché hanno ceduto il posto ai "soffioni", l'aggiunta di un telaio da costruire non procederà con la stessa velocità.
Comunque la situazione è questa: ci sono alcune famiglie molto forti ed in grado di raccogliere il nettare della robinia pseudoacacia, e ci sono altrettante famiglie che non sono sufficientemente sviluppate sia come covata che numero di operaie.
E' necessario quindi operare il "bilanciamento" delle forze asportando favi di covata opercolata dalle arnie più popolose a favore di quelle più povere come numero di api, in modo tale che la situazione sia generalmente equilibrata e permetta quindi l'aggiunta del melario per la settimana prossima.
Purtroppo le api non sono ancora pronte per i grandi raccolti, anche a causa dell'inverno e della primavera molto freddi e piovosi che non hanno permesso una rapida crescita delle famiglie d'api e che hanno richiesto moltissimo nutrimento (glucosio e candito) per uscire dai mesi più freddi dell'anno.
Le acacie cominceranno ad esporre i loro succosi grappoli già dal 24 - 25 aprile e quindi è necessario provvedere alla preparazione dei melari e, naturalmente al controllo delle celle reali che inizieranno tra poco a farsi vedere ai margini dei favi.
Per gli apicoltori inizia un periodo di grande lavoro e non devono farsi cogliere impreparati anche da eventuali sciami che potranno trovarsi davanti una volta arrivati in apiario; bisogna rispolverare i pigliasciami ed i nuovi telaini per accogliere le famiglie di api aggrappate sugli alberi, o peggio nei cassonetti delle tapparelle avvolgibili delle abitazioni!
Auguro a tutti gli apicoltori un buon lavoro ed una proficua raccolta di miele.

Ciao

lunedì 12 aprile 2010

Le api possono morire d'amore per un fiore


Le api possono morire d'amore per un fiore.
Le api possono morire d'amore.
Le api possono.
Così ci narra Maxence Fermine, autore del poetico libercolo "L'apicoltore", e posso assicurarvi che è vero!
Come, vi chiederete voi?
Ebbene, durante le fioriture importanti come quella dell'acacia (dovrebbe fiorire tra una decina di giorni) le api lavorano così intensamente sui fiori e fanno così tanti viaggi dall'arnia al pascolo che trascurano la propria salute e stremate muoiono!
Muoiono perché il loro obbiettivo è raccogliere più nettare e polline possibile; pensate che, mio zio Piero mi raccontava che vedeva nelle sere di maggio le api esauste dal lavoro incessante, riposare sui grappoli dell'acacia per poi raggiungere le arnie al mattino presto. Non è incredibile?
Dopo il lavoro della bottinatrice (deriva da "bottino"), se l'operaia sopravvive diventa guardiana ed è pronta a sacrificare la propria vita per la propria famiglia e sono guai, se un'ape di un'altra famiglia si avvicina! Vi chiederete a questo punto, che vita è quella di questo operoso insetto se, in età adulta lavora giorno e notte con il rischio di essere mangiato anche da qualche volatile e per ricompensa gli spetta una vecchiaia da soldato! Beh, posso solo dire che risposte precise non ce ne sono e proprio per questo ho deciso di vivere da vicino la vita di questi imenotteri, che sembra abbiano preso alla lettera le parole di Dio: "Andate e moltiplicatevi !".
Sì perché l'ape è l'unico insetto che sopravvive con la sua famiglia anche d'inverno e durante la primavera, mediante sciamatura origina una nuova famiglia a partire da quella originale.
In questi giorni incominciano i controlli della sciamatura, mediante ispezione dei favi per eliminare le celle reali, che daranno alla luce le nuove regine e quindi i nuovi sciami. Questa cruenta operazione va eseguita per salvaguardare la produzione di miele, che in caso di sciamatura viene interrotta perché viene a mancare metà della forza lavoro disponibile.
L'apicoltore molte volte lascia le celle reali per incentivare la sciamatura e creare così delle nuove famiglie che nell'anno successivo saranno ovviamente in grado di produrre miele in quantità.
Per quanto riguarda l'andamento di questa primavera, vi porto la foto di un'ape sul tarassaco scattata lunedì 5 aprile, a Valle San Giorgio di Baone, durante una passeggiata.
Tra poco il tarassaco darà posto all'acacia e così inizierà il vero lavoro!
Seguiteci con i nostri lavori, e se siete in zona venite a salutarci!
Bzz, bzz.